Lipsia. Certo, siamo sulla buona strada dalla democrazia modello allo stato dell’operetta alla repubblica delle banane. L'unica consolazione rimasta è vedere chi non ce l'ha fatta in passato e oggi sta ancora peggio. L’Italia, ad esempio, è innanzitutto un Paese che amiamo.

Per questo motivo, e con la ferma consapevolezza di poter sempre fare meglio, i re germanici attraversarono le Alpi per essere incoronati imperatori a Roma. Per questo motivo – e a causa del tempo – Federico II rimase a terra. Ecco perché Goethe viaggiò attraverso lo stivale. Ecco perché l’Italia si ritrovò presto dieci anni di Stato nazionale che durò poco. Ecco perché gli italiani erano dieci anni avanti rispetto a noi nell’instaurare un regime fascista. Oggi sono tornati.

Una cattura rubata

Vittorio Scarpi non può competere con l’intrattenimento politico locale, nonostante i nostri leader facciano ogni sforzo per garantire l’intrattenimento che deriva dall’incompetenza e dalla mancanza di dolore. Lo storico dell'arte è sotto contratto come segretario di Stato alla cultura nel governo Georgia Meloni, che ritiene di fregiarsi dell'aggettivo “fascista”. Ora tocca alla magistratura.

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Si dice che abbia prima rubato il monumentale “L'arresto di Pietro” del pittore barocco Rutilio Manetti e poi lo abbia reso disponibile per una mostra come sua proprietà. Tuttavia, dice Skarpi, tutto era completamente diverso: la sua “cattura” era simile al furto, ma era diversa. L'ha trovata in un castello abbandonato.

Ancora una volta un italiano più originale, più fantasioso. I suoi colleghi d'oltralpe dimenticano tutto ciò di cui sono stati accusati.

LVZ